Per una volta, non abbiamo assistito alla presentazione di una nuova auto, ma ad un'inaugurazione un po' speciale: l'apertura del primo distributore italiano di Bioetanolo, nella città di La Spezia.

UGUALE ALLE ALTRE, MA DIVERSA

A prima vista sembra non ci sia nulla di "strano": nella struttura del Centro Gas in località Stagnoni, in prossimità dell'uscita dell'autostrada, dove già viene distribuito il Metano, è "spuntata" una nuova pompa di carburante, che ha in tutto e per tutto l'aspetto di un erogatore convenzionale... a parte qualche dettaglio: la scritta "Bioetanolo" a grandi caratteri, alcune indicazioni specifiche, un terminale per l'inserimento nel bocchettone un poco differente e l'indicazione del prezzo al litro: 1,770 euro.

UN BIOETANOLO "SOSTENIBILE"

Il bioetanolo erogato a La Spezia non è propriamente di "seconda generazione" (ossia ricavato da cellulosa lignea o altre colture affini), ma non coinvolge in ogni caso la catena alimentare: è infatti ricavato dagli scarti dell'industria vinicola, nella fattispecie di provenienza siciliana. Certo, il costo non è molto competitivo, complice un'accisa molto elevata, che l'amministrazione e le aziende di trasporto locali sperano di poter abbassare, sollecitando accordi specifici con il governo italiano; anche in termini di rendimento, un'auto a bioetanolo consuma un po' di più ed ha prestazioni un poco inferiori rispetto al corrispondente modello a benzina. Tuttavia, dal punto di vista ecologico e ambientale, il bioetanolo ha dei vantaggi, e non solo in fase di produzione: anche allo scarico le emissioni di monossido di carbonio, COV e HC, benzene e ossidi di azoto sono sensibilmente ridotte. Abbiamo verificato "de visu" lo scarico di una Mondeo Flexifuel, accelerando da fermi: né fumo, né odori...

QUALI AUTO A BIOETANOLO?

All'inaugurazione hanno partecipato alcune Case automobilistiche che, a livello europeo, già producono auto in grado di funzionare soltanto a bioetanolo: Ford, presente con Focus e Mondeo, e Saab, con 9-3 e 9-5. Attualmente, alcune di queste vetture sono state inserite nel parco macchine dell'amministrazione locale, anche per verificare l'efficienza delle auto e la qualità del bioetanolo erogato; inoltre, si stanno sperimentando le miscele di bioetanolo con la benzina, partendo da miscele al 5%, che dovrebbero funzionare sulla maggior parte dei motori. C'è poi un autobus per le medie distanze, già compreso tra le normali vetture di linea, cui si affiancherà prossimamente un mezzo per i percorsi urbani. La speranza, però, è di avere in futuro un parco macchine più ampio, anche privato, a bioetanolo.

IL PROGETTO BeST E L'ESEMPIO SVEDESE

Proprio sul tema della fattibilità di un'espansione del parco auto "verde" si è svolto il successivo dibattito pomeridiano presso l'Urban Center di La Spezia. Agli interventi degli amministratori pubblici locali e del presidente dell'Azienda Trasporti Consortile (ATC Spa), è seguito il discorso di Jonas Ericson, assistent coordinator del progetto europeo BeST (Bioetanolo per la Sostenibilità del Trasporto), sul progetto sostenuto dalla Comunità Europea per il periodo 2006-2009 che è partito con un test a Stoccolma per poi estendersi all'Italia e agli altri 26 partners europei, con la partecipazione di Brasile e Cina. A Stoccolma si sono raggiunti risultati importanti, come ad esempio l'espansione del parco macchine "verde" grazie alla presenza capillare di distributori (il 75% degli impianti della città ha pompe di biocarburante) e grazie ad incentivi, promozioni e campagne mirate di comunicazione anche supportate dallo Stato. L'obiettivo di tutto il progetto BeST, in cui sono coinvolte anche le Case automobilistiche ed i produttori di biocaraburanti, è l'introduzione sul mercato di 10.000 auto flexi-fuel e di 160 autobus alimentati con E95 (95% etanolo, per il resto additivi), con l'apertura di 135 stazioni di rifornimento per E85 e 13 per E95.

IL BIOETANOLO "ETICO" DI SECONDA GENERAZIONE

Altro tema della conferenza, il bioetanolo di seconda generazione: la tematica è stata esposta con chiarezza dall'esperto Mirko Garbero - della Mossi & Ghisolfi - che ha mostrato studi e proposte in merito. Con un bioetanolo non più ricavato da cereali, ma da legno cellulosico o da biomasse non alimentari appositamente coltivate, non si corre il rischio di utilizzare materie prime da sottrarre all'uso alimentare - o comunque di incidere sul loro costo di mercato. Questo e la "catena corta", cioè la raccolta in spazi ridotti dei luoghi di produzione, raffinazione e distribuzione, potrebbe costituire il futuro del bioetanolo, destinato a divenire sempre più "verde", a partire dal 2012.

Fotogallery: Il primo distributore italiano di bioetanolo