Per le auto sportive con un certo livello di potenza, è un requisito quasi fondamentale e chi conosce e guida quelle auto sa benissimo il perché: il differenziale autobloccante - o a slittamento limitato - è infatti spesso la ciliegina sulla torta, a contorno di un bell"assetto, di un motore potente e di una gommatura adeguata.

Il suo compito è impedire che il pattinamento di una ruota, dovuto al terreno scivoloso o alla troppa potenza, rallenti l"auto facendole perdere istanti preziosi. Una cosa di cui di solito, almeno sulle auto moderne, tende ad occuparsi l"elettronica. Oppure no?

Perché il differenziale "slitta" 

Il differenziale è l’organo che distribuisce la coppia tra le due ruote motrici di un asse, e di base è fatto per consentire alle ruote di girare a velocità diverse, cosa che si verifica in curva in quanto la ruota interna ha un percorso più breve di quella esterna, che dev"essere compensato. Lo fa grazie a un sistema di ingranaggi montati su un’incastellatura centrale ancorata alla corona dentata che riceve il moto dall’albero di trasmissione.

In curva, il sistema di ingranaggi permette quindi di bilanciare la differenza di velocità delle due ruote, ma questa cosa ha un difetto: se il terreno ha poca aderenza o la potenza scaricata è elevata e supera il grip dei pneumatici, la ruota più leggera (che in curva è quella interna) o quella con meno aderenza si mette a girare a vuoto

Per questo, sulle auto sportive ma non soltanto, può diventare utile sostituire il differenziale comune, detto "differenziale aperto", con uno che permetta alle ruote di girare a velocità diverse ma solo fino a un certo grado. Dunque, serve un autobloccante.

Fotogallery: Alfa Romeo 147 Q2

Come è fatto

Il differenziale autobloccante può essere fatto in vari modi, di solito ha ingranaggi con denti elicoidali oppure più complicati sistemi idraulici, o elettromeccanici, che non permettono a una delle due ruote di rimanere totalmente ferma (mentre l"altra scarica tutta la coppia), ma la costringono a muoversi di un "tot di giri" (in percentuale), rispetto a quella che gira più veloce. Questo rapporto è specificato, perché consente di valutare il grado di performance del componente. Esempio: con un differenziale autobloccante al 35%, per ogni 100 giri fatti dalla ruota che slitta l"altra ne fa 35.

Questo, almeno, se parliamo di sistemi meccanici, che fino a 20-30 anni fa erano gli unici possibili ed erano presenti su un quarto delle vetture sportive stradali (come l’Alfa Romeo 75 Turbo Evoluzione) e sulle auto a trazione integrale. O su molti fuoristrada. Poi è arrivata l"elettronica, che per un po" sembrava dover mandare in pensione i vecchi autobloccanti.

Con l"arrivo dell"Esp e del controllo di trazione, che agiscono anche sui freni per "correggere" il comportamento dell"auto, la funzione di limitazione dello slittamento è stata demandata ai freni, con programmi spesso "dedicati" come ad esempio l"Electronic-Q2 delle Alfa Romeo 159 e Brera (a differenza della 147 Q2 o della GT Q2, che invece avevano un Torsen meccanico).

Qui, quando i sensori del sistema avvertono una perdita di aderenza, il sistema frena la ruota che sta slittando in modo che il differenziale invii la forza motrice su quella in aderenza. Questo dispositivo è ottimo un po’ per tutte le macchine di serie, costa meno di quello meccanico e necessita di meno manutenzione, anche se sulle sportive l"effetto non è sempre del tutto soddisfacente...

Il ritorno dei "meccanici"

Negli ultimi anni, stiamo assistendo a un ritorno dei differenziali autobloccanti "vecchia maniera", che senza escludere l"elettronica (spesso messa a punto per collaborare comunque ma senza interferire) sono tornati a far parte dell"equipaggiamento di vetture ad alte prestazioni, come Peugeot 308 GTi, Toyota GT86 e Subaru BRZ, Renault Megane RS, Ford Focus RS. E la prossima BMW 128ti.

Fotogallery: Differenziale autobloccante, che cos'è e a chi conviene