Più facile a dirsi che a farsi. Questa frase fatta sembra nata proprio per descrivere il viaggio da Roma a Milano con un'auto elettrica, cosa che sulla carta e con l'attivazione delle prime 30 colonnine di ricarica veloce EVA+ sembra facile, ma non è. Organizzare un viaggio del genere non è una cosa banale e neppure comodissima, visto che le auto elettriche di oggi sono molto evolute, ma ancora un po' "acerbe" su questo fronte, però la buona notizia è che non sono più confinate all'ambito cittadino. I passi da gigante fatti negli ultimi anni dalle batterie e dalle infrastrutture di ricarica sono innegabili e il raggio d'azione è aumentato fino a scongiurare l'ansia da autonomia e, anche se resta l'handicap dell'autostrada dove l'auto a zero emissioni paga lo scotto di un consumo elevato e di frequenti soste per la ricarica, è bello sapere che il Roma-Milano elettrico si può fare. Insomma. Vediamo assieme perché serve ancora tanto tempo e altrettanta pazienza per un classico viaggio italiano, ma in modalità EV.


In autostrada l'autonomia diventa piccola piccola


A rendere poco agevole il viaggio elettrico di quasi 580 km dal Colosseo al Duomo ci pensa in primo luogo il consumo elevato di elettricità nei trasferimenti autostradali, in molti casi più che doppio rispetto ai normali tragitti cittadini. Questo si traduce in autonomie che si abbassano drasticamente dai 300 o 400 km omologati del ciclo NEDC ai più miseri 90 o 150 km reali, costringendo a soste di ricarica frequenti che, anche se rapide, portano via tempo e abbassano la velocità media del viaggio. E' vero che in un simile percorso da Roma a Milano anche con un'auto normale è bene fermarsi almeno due o tre volte per rilassarsi, distrarsi, muoversi un po', mangiare e fare rifornimento, ma le soste di ricarica elettrica durano come minimo 30 minuti e in alcuni casi rischiano di diventare davvero troppe. In più occorre dire che solo pochissime stazioni di ricarica veloce sono in autostrada e quindi ad ogni "rabbocco" bisogna uscire dal casello, attaccarsi alla spina e rientrare, con altre perdite di tempo. Un consiglio al volo per chi ci vuole provare: basta ridurre la velocità media fino a 100 o 110 km/h e il viaggio con l'auto elettrica diventa più piacevole e richiede meno soste.


Occhio alla ricarica veloce


A parte rare eccezioni, ormai tutte le elettriche possono sfruttare al meglio le colonnine Enel Fast Recharge Plus che puntano sulla ricarica veloce a corrente continua a 50 kW o a corrente alternata a 43 kW. Per la ricarica a corrente continua occorre una vettura con presa CHAdeMO o CCS Combo 2 lato vettura. Al primo standard aderiscono il trio Citroen C-Zero, Mitsubishi i-MiEV, Peugeot iOn, oltre a Citroen E-Berlingo Multispace, Peugeot Partner Tepee Electric, Kia Soul ECO-electric, Nissan Leaf, Nissan e-NV200 Evalia e i "jolly" Tesla Model S e Model X con adattatore CHAdeMO. Ad avere una presa tipo CCS Combo 2 sono invece BMW i3, Hyundai Ioniq electric, Opel Ampera-e (ancora non venduta in Italia), Volkswagen e-Golf e Volkswagen e-up! Le Tesla possono "abbeverarsi" anche negli appositi Supercharger a corrente continua da 120 kW di potenza, ma solo loro. Un caso a parte è quello di Renault Zoe che grazie al caricatore di bordo Chameleon è l'unica a poter accettare 43 kW a corrente alternata. Gli unici modelli a batteria a non poter fare la ricarica veloce sono quindi Citroen e-Mehari, Mercedes B 250 e, Renault Kangoo Z.E., smart fortwo electric drive e smart forfour electric drive.


Con una Nissan Leaf, per esempio...


Per avere conferma di queste problematiche sul Roma-Milano elettrico basta fare una semplice simulazione (che ci riserviamo di confermare quanto prima con una prova reale) con alcune delle auto elettriche più vendute in Italia, la Nissan Leaf (qui la prova del Roma-Forlì), la Renault Zoe e la Tesla Model S. Partiamo dal presupposto comune a tutte le auto, elettriche comprese, che per coprire il tragitto di quasi 580 km servono poco meno di 6 ore e a questo andiamo ad aggiungere il tempo necessario per le varie soste di ricarica elettrica. Nel caso della Nissan Leaf con batteria da 30 kWh e un'autonomia di circa 90 km a velocità autostradale (contro i 250 km omologati) bisogna prevedere almeno 9 soste ricarica in corrente continua della durata minima di 30 minuti, cosa che porta il totale del viaggio a oltre 10 ore e mezza, sempre che le colonnine siano libere e perfettamente funzionanti. Davvero poco pratico! Nel caso dell'elettrica giapponese le cose miglioreranno un po' con l'arrivo della seconda generazione di Leaf dotata di batteria da 40 kWh.


Renault Zoe non va meglio, tutto bene con Tesla


Partendo invece con una Renault Zoe Z.E. 40 che ha la batteria da 41 kWh è possibile prevedere un'autonomia autostradale di quasi 140 km e quindi un numero di soste ridotto a 5 da un'ora l'una per caricarsi dalla presa Fast a corrente alternata da 43 kW, ma solo se dotata di motore Q90. Ciò significa che il tempo di viaggio sale a 11 ore, a patto che tutto fili liscio alle stazioni di ricarica. Il discorso cambia decisamente se si viaggia sulla Tesla Model S 100D che con un pieno dell'accumulatore da 100 kWh può fare anche più di 450 km in autostrada: in pratica basta fermarsi una sola volta in uno dei Supercharger Tesla da 120 kW, per circa 20 minuti, o se questi non sono a portata di mano collegarsi (con adattatore CHAdeMO) ad una delle colonnine Enel a corrente continua da 50 kW per mezz'ora. Con la berlina americana di lusso a zero emissioni il tempo di viaggio è quindi paragonabile a quello di un'auto "normale" a benzina o Diesel. Ciò dimostra ancora una volta che per arrivare ad una praticità pari a quella delle auto normali le elettriche devono puntare su batterie con capacità sempre maggiore, magari con tecnologia allo stato solido, e sulla possibilità di ricevere sempre più energia dalle colonnine Ultra-Fast di domani, fino al limite dei 350 kW o 500 kW già ottenuti a livello sperimentale.

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