Quando si dice “non badare a spese”: è questo che hanno fatto, in Volkswagen, quando si sono messi al lavoro per sostituire la Golf di terza generazione. Un modello onesto, quest’ultimo, che ottiene anche un buon successo di vendite, ma che non si differenzia poi così tanto dalle rivali del suo tempo, se si parla di qualità, di prestazioni o di tecnologia. Una situazione che a Wolfsburg non possono tollerare a lungo, loro che con la Golf non hanno altro obiettivo che essere i primi nei volumi di vendita e nel livello del prodotto. Si spiega così la decisione dei vertici aziendali di dare un assegno in bianco (si fa per dire eh, diciamo che l’investimento è stato importante) agli ingegneri e ai designer. Risultato: la Golf IV nasce meno di due anni (a fine 1997, nelle concessionarie a inizio 1998) dopo la prima Audi compatta della storia, vale a dire la A3, e già ne mette in discussione il primato qualitativo. Per quello che riguarda la gamma, è da segnalare che non arriverà mai una Golf IV Cabrio; verrà bensì realizzato un restyling della Golf III Cabrio “trapiantando” il muso della sua erede.


Innovazione: assemblaggio accuratissimo


La Golf IV si svela a fine 1997, ma è all’inizio del 1998 che si fa vedere nelle concessionarie. Ed è un bel vedere: no, non si parla di estetica, ma di cura nella realizzazione del prodotto. Mai si erano viste prima, nel segmento C, tolleranze così basse tra i lamierati. In questo modo si ottengono due cose: una percezione di qualità più elevata e un miglior coefficiente di penetrazione aerodinamica, il che a sua volta si traduce in un miglior comfort acustico e in una significativa riduzione dei consumi. Sempre a proposito di carrozzeria, non si può non menzionare la zincatura totale, che permette a Volkswagen di offrire la bellezza di 12 anni di garanzia contro la ruggine e la corrosione. Il messaggio dei tedeschi è chiaro: la Golf costa più della media delle rivali, ma ciò che spendete in più oggi lo riavrete indietro domani… E bisogna dire che a giudicare dal numero (alto) di Golf IV ancora circolanti, peraltro in buone condizioni, e dal numero (basso) delle sue rivali dell’epoca, beh, chi ha comprato la Golf ha speso molto bene i propri soldi.


Innovazione 2: motore a 5 valvole


I venditori VW, a inizio 1998, si ritrovano a dover studiare un fascicolo molto alto per trasmettere tutte le novità della Golf ai propri clienti. Finita la parte relativa alla carrozzeria, c’è infatti quella dedicata ai motori: fra i benzina, la bandiera dell'innovazione è portata dall'1.8 con 5 valvole per cilindro, anche se a dirla tutta questo propulsore debutta sulla cugina Audi A3, al pari della zincatura integrale e dei 12 anni di garanzia. Non sono da meno i diesel: nel 1998 il TDI (turbodiesel a iniezione diretta) è una solida realtà, ma i tedeschi continuano a svilupparlo: con questa generazione di Golf arriva niente meno che a quota 150 CV. Come? Con una nuova soluzione per quello che riguarda l’alimentazione: debutta infatti la soluzione dell’iniettore pompa. Grazie a ciò, la pressione di iniezione supera i 2.000 bar e la polverizzazione del gasolio raggiunge livelli mai toccati prima. Non si tratta di primati tecnologici fini a sé stessi, ma di progresso vero, perché il carburante viene dosato meglio, a vantaggio sia delle prestazioni sia dell’efficienza. Una cosa che in VW invece non riusciranno mai a risolvere, con l’iniettore pompa, è la rumorosità: non a caso a distanza di qualche anno rinunciano e passano al common rail come i concorrenti. Visto che si parla di motori, come non menzionare lo “stranissimo” 2.3 V5 (sì, cinque cilindri a V) a benzina da 170 CV.


Innovazione 3: il cambio DSG


Ora che il cambio automatico con convertitore di coppia ha fatto passi da gigante - sia sul lato meccanico sia su quello di software - il doppia frizione viene messo da parte sempre più spesso. Ma questa soluzione è stata “sdoganata” dal Gruppo VW e la Golf IV è stata una delle prime auto ad averlo, sull’arrabbiatissima R32 del 2004. Tra i suoi pregi, l’estrema rapidità (non c’è pilota che possa essere più rapido) nel passaggio da una marcia all’altra e l’efficienza, perché la trazione non viene mai interrotta e perché non ci sono i trascinamenti del convertitore di coppia. Visto che si para di trasmissione, un discorso a parte lo merita la trazione integrale: la denominazione passa da Syncro a 4Motion e il giunto viscoso lascia spazio alla frizione Haldex.


La pecca più grande: la GTI a gasolio


Gli appassionati non perdoneranno mai una cosa alla quarta generazione della compatta di Wolfsburg: la versione GTI è anche a gasolio. Una sorta di affronto. Non perché le prestazioni manchino (la potenza è di 150 CV, che per l’epoca sono più che sufficienti), ma perché il “carburante del diavolo” non può muovere una macchina con quelle tre lettere appiccicate sulla carrozzeria. In realtà esiste anche la GTI a benzina, la 1.8 20 valvole, ma con turbo, dapprima con 150 e poi con 180 CV di potenza: anche in questo caso le prestazioni non mancano, ma la macchina non entra nei cuori degli appassionati perché troppo “civile” (ancor più del solito) nel look e nel carattere. In una sorta di tentativo di redenzione, 12 mesi prima di abbandonare le scene, la Golf 4 stupisce tutti con la R32. Di cosa si tratta? Della Golf più potente di sempre, oltre che spinta da un “nobile” V6 a benzina aspirato da 241 CV. Ciliegina sulla torta: la trazione è integrale.


 

Fotogallery: Volkswagen Golf IV, la più amata di sempre