Lunedì 13 febbraio 2017 è stata celebrata la giornata mondiale dell'epilessia. Questa malattia del sistema nervoso ha due sintomi in particolare: la perdita della coscienza e violenti movimenti convulsivi dei muscoli. Si tratta di una risposta abnorme della corteccia cerebrale a stimoli di varia natura, dovuta sia a una predisposizione genetica sia a lesioni cerebrali. Solo in Italia ne soffrono circa 500.000 persone, di cui 125.000 con forme resistenti alla terapia farmacologica e con 30.000 nuovi casi ogni anno. Individui che devono fare i conti con alterazioni sensitive, psichiche o motorie: in genere a essere colpiti sono un braccio, metà del viso o metà del corpo (talvolta tutto). Un problema articolato e complesso: anzitutto esistono diverse forme di epilessie (lo conferma anche la direttiva europea 112/2009) e poi la durata delle crisi epilettiche varia parecchio. Possono trascorrere pochi minuti o essere prolungate; verificarsi una volta ogni tanto (a distanza di mesi o anni) o addirittura più volte al giorno. E' quindi facile intuire che a proposito di guida ci sono delle regole ben precise. Ecco c'è da sapere sulla patente B.


Tre punti base


#1. Un anno. Le persone che soffrono di epilessia possono ottenere il rilascio della patente di guida, a patto che vengano soddisfatte determinate condizioni. Devono presentare alla Commissione medica competente un modulo che va compilato e sottoscritto da un neurologo di una struttura pubblica. Importante: non ci si deve confondere. In passato, per qualsiasi forma di epilessia serviva l'assenza di crisi epilettiche da almeno due anni. In base alla normativa vigente, invece, è sufficiente un periodo libero da crisi di almeno un anno per poter chiedere o rinnovare la patente B per le auto. Talvolta però la licenza di guida può subire qualche limitazione: magari dura un anno e poi la Commissione analizza la situazione del soggetto per capire se rinnovargli il documento per un altro anno.


#2. Differenza. Attenzione a questo punto: c'è la malattia con due o più crisi epilettiche non provocate a distanza di meno di cinque anni una dall'altra; e c'è la crisi epilettica scatenata da una causa identificabile e potenzialmente evitabile. Quest'ultima è compatibile con la guida se il fattore provocante non si ripeterà. Fra le varie forme della patologia, si distinguono quelle epilessie caratterizzate da crisi esclusivamente in corso di sonno e quelle con crisi senza effetto sullo stato di coscienza e sulla capacità di azione: in questi ultimi casi la patente può essere rilasciata a seguito di un periodo di osservazione di almeno un anno, in assenza di altri tipi di crisi. Attenzione: la ricorrenza di crisi dopo la sospensione del trattamento (decisa da un neurologo) in chi è senza crisi da periodi prolungati vieta la guida per soli tre mesi; ma poi il trattamento antiepilettico va ripreso. Infine, se un soggetto epilettico può, a determinate condizioni, prendere la patente, non può invece competere nelle gare automobilistiche.


#3. Guarigione. Dopo che sono trascorsi dieci anni senza crisi epilettiche e senza terapia il soggetto è dichiarato clinicamente guarito dalla malattia e non è più soggetto a restrizioni. Un caso a parte sono i soggetti che non hanno crisi da almeno cinque anni, ma assumono ancora farmaci antiepilettici: qui sarà la Commissione medica competente a decidere l'ottenimento di un periodo di idoneità alla guida maggiore di quello regolarmente autorizzato (ovvero due anni).


I riferimenti di legge


Per saperne di più in materia di patente ecco la normativa vigente: Decreto del ministero dei Trasporti, pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale del 27 dicembre 2010, con successivi regolamenti attuativi contenuti nel Decreto Legislativo del 18 aprile 2011 (Gazzetta 99 del 30 aprile 2011). Il tutto riassunto nella Circolare del ministero della Salute del 25 luglio 2011. Al di là delle regole, sono numerose le denunce di chi soffre di epilessia perché spesso vittima di episodi di stigmatizzazione. In certi casi infatti questa malattia è vista ancora oggi come un tabù, con una grave riduzione delle opportunità sociali per chi ne è colpito.