Motore anteriore trasversale, sospensioni McPherson all’avantreno e ruote interconnesse dietro; trazione, naturalmente, davanti. Oggi, tutto ciò è la normalità per la maggior parte delle auto in commercio, specialmente tra le piccole e le compatte. Non lo era però nel 1971, quando debutta la Fiat 127, erede della 850 che invece era una “tuttodietro”. Dalla 850 alla 127, Fiat fa dunque una vera e propria rivoluzione, che si traduce in un miglioramento netto dello spazio per persone e bagagli, del comfort, ma anche della sicurezza attiva, cioè della tenuta di strada, della stabilità e della frenata (ovviamente, il tutto non dipende solo dal diverso posizionamento del motore, ma da un insieme di fattori, tra i quali l’evoluzione dei materiali). Caratteristiche che ne fanno l’auto ideale per le famiglie che non si possono permettere le grosse berline. Risultato: chi è nato tra la fine degli anni Sessanta e l’inizio dei Novanta, facilmente sulla 127 dei genitori, degli zii o dei nonni ci è salito. Ed ecco perché, quando si parla di un suo possibile ritorno in chiave moderna, a molti scende la “lacrimuccia”.


Quando Fiat è il punto di riferimento


Quello che state per leggere, se non avete i capelli bianchi, probabilmente farete fatica a crederlo: Fiat, negli anni Settanta, è il punto di riferimento per la concorrenza. Si dice, per esempio, che la Ford, per sviluppare la prima Fiesta, parta proprio dalla Fiat 127, perché considerata la numero uno per prestazioni, sicurezza, comfort e qualità. Doti riconosciute dal pubblico, peraltro, come dimostra il fatto che la 127 è l’auto più venduta d’Europa per diversi anni. Lo stesso procedimento di Ford lo segue Volkswagen, ma con la Fiat 128, per lo sviluppo - tenetevi forte - della Golf I.


Un successo su tutti i fronti


Dicevamo della scelta di Fiat di proporre una “tuttoavanti”: all’interno del Gruppo, questa strada è già battuta dalla Autobianchi Primula e da un’altra auto a marchio Fiat, la 128. Ma è con la 127 che il marchio italiano dà - in maniera definitiva - le linee tecniche per gli anni a venire, valide peraltro ancora oggi. La 127 è importante almeno per altri due motivi: nel 1972 si aggiudica l’allora ambitissimo premio di Auto dell’Anno. Soprattutto, però, nel 1974 ha già raggiunto il milione di esemplari venduti, che diventano oltre 5 a fine carriera, nel 1987. Un successo che dipende da molti fattori, tra i quali anche il design azzeccatissimo, frutto della matita dello sfortunato Pio Manzù, che muore prematuramente nel 1969 e non ha nemmeno la soddisfazione di veder ultimato il proprio lavoro. Fiat ha anche la reattività di aggiustare il tiro in tempi rapidissimi: inizialmente, la 127 è disponibile solo con carrozzeria a 2 porte, alla quale, già nel 1972, si affianca la 3 porte, vale a dire con grande portellone posteriore per caricare con facilità oggetti anche molto grandi.


“Tua a soli 920.000 lire, a partire dal 20 marzo 1971”


Il titolo di questo paragrafo è preso pari pari dalla pubblicità Fiat dell’epoca. In un’altra si esaltano le prestazioni: 47 CV, 140 km/h di velocità massima e, curiosità (per chi non ha vissuto quegli anni), 32% di pendenze superabili. Cose, anche queste, scontate oggi, ma non 45 anni fa, quando anche il motore a 4 cilindri è citato come una delle esclusive della 127; ironia della sorte, oggi le piccole a 4 cilindri sono rimaste pochissime, visto che tutti sono passati al 3, tranne Fiat che ha puntato sul bicilindrico TwinAir.


Un miglioramento costante


Il successo della 127 è immediato, incontrastato, ma Fiat non smette mai di migliorare il prodotto e di andare incontro ai gusti dei suoi clienti. Oltre al già citato innesto del portellone del 1972, nel 1975, con la Special, Fiat fa felici quelli che vogliono una versione più ricca: plancia esclusiva, possibilità di avere i poggiatesta, paraurti con inserto in gomma e cromature sparse un po’ ovunque sulla carrozzeria. Nel 1976 è invece il turno della versione a 4 porte, prodotta dalla Seat (e venduta anche con il marchio spagnolo con il nome Fura). Ci sono poi modifiche imposte dall’esterno, come quelle apportate al motore nel 1976: gli ingegneri Fiat devono ridurre un po’ la potenza e la brillantezza di risposta del 4 cilindri per adeguarlo alle nuove norme anti inquinamento.


Seconda serie, Special, Sport e Panorama: quante 127!


Sei anni dopo il lancio, ecco la 127 seconda serie. Le modifiche interessano - pesantemente - l’estetica (taglio del finestrino posteriore, cofano motore, cerchi, frontale…) e gli interni. Cambia anche la meccanica, perché al già noto motore da 900cc se ne affianca un altro da 1.050. Viene rivista anche la gamma, che si articola tra L (base), C (comfort) e CL (comfort lusso). Sulla base della 1.050, nel 1978 Fiat tira fuori la 127 Sport: modifiche alla distribuzione e al carburatore elevano la potenza a 70 CV (contro 50). Esteticamente, la Sport si riconosce grazie all’alettone posteriore, ai cerchi più grandi e al doppio scarico. All’estremo opposto della Sport di posiziona la D, la diesel 1.3, che debutta nel 1981. All’epoca, questo è il motore a gasolio più piccolo del mondo: l’iniezione è ovviamente indiretta con precamera e, prima di avviarsi, richiede 20 secondi di riscaldamento delle camere di combustione (con le “candelette”). Le prestazioni sono davvero modeste, ma non bisogna dimenticarsi che si parla di 36 anni fa: 45 CV, meno di 130 km/h di velocità massima e 20 km/l a 90 km/h costanti. Prima della D, comunque, c’è anche un’altra importante innesto nella gamma: la Panorama. La Fiat 127 “ha il suo station wagon”, recita la pubblicità dell’epoca; a tre porte. Per fortuna, nessuno ha l’intraprendenza di chiamarla shooting brake. Curiosità: 127 D e 127 Panorama sono costruite sulla base della 127 brasiliana, che là si chiama 147 e differisce da quella europea per diversi aspetti (tra gli altri: c’è anche il motore alimentato ad alcool) e che verrà importata nel Vecchio Continente come versione “Rustica”, ovvero simil SUV.


1981, sta arrivando la Uno…


L’ultima evoluzione della 127 è del 1981: in Fiat hanno già la testa (e i soldi) sulla Uno, quindi non intervengono sui lamierati. Si preferisce modificarne l’aspetto attraverso pesanti - all’occhio di sicuro, ma questa è una moda molto diffusa, purtroppo, negli anni Ottanta - profili in plastica. Anche in questo caso le versioni sono tre: Special, Super e Sport (con motore 1.3). Una modifica importante interessa il cambio, visto che a richiesta si può avere la quinta marcia. Nel 1983 arriva la Fiat Uno, ma la 127 non sparisce: continua a vivere, come variante “low cost” dell’utilitaria Fiat, in versione “Unificata”. In pratica, si tratta della vettura costruita in Sud America (sopra trovate i dettagli), spinta da motori benzina da 1.050cc di cilindrata e a gasolio da 1.301.

Fotogallery: Fiat 127, l’eccellenza italiana