Quell'auto ha “l'assetto”. Quante volte abbiamo sentito dire questa frase, o qualcosa di simile, a proposito di un'automobile? Probabilmente infinite e abbiamo sempre pensato a un generico abbassamento o indurimento delle sospensioni, senza però chiederci qualcosa in più. Dietro queste parole, infatti, potrebbe celarsi qualsiasi genere di modifica, dalla più elementare ed economica alla più complessa e costosa. Ma facciamo un passo indietro, spiegando che, quale che sia lo schema delle sospensioni (McPherson, quadrilatero, multi-link ecc.), bisogna sempre distinguere tra molla e ammortizzatore. Solo il secondo, infatti, può essere regolabile idraulicamente, mentre la prima ha una resistenza fissa e al massimo si può variare il suo pre-carico, ovvero decidere il punto in cui inizierà a comprimersi.

Meccanica ed elettronica

Per questo, quando si parla di assetti opzionali bisogna fare delle distinzioni tra quelli “passivi” e quelli “attivi”. I primi comportano semplicemente la variazione delle specifiche dei componenti: molle più dure rispetto alle normali e magari ammortizzatori con maggiore smorzamento idraulico. I secondi, invece, vengono regolati nella parte idraulica dall'elettronica, sia un maniera continuativa attraverso un algoritmo che in modo fisso tramite step selezionati dall'auto. Se nel primo caso si parla di “assetto sportivo” e da anni ne esistono tanti tipi diversi a seconda dei modelli, nel secondo si parla di sospensioni regolabili elettronicamente. Per esempio, la BMW Serie 1, a seconda degli allestimenti ha di serie l'assetto sportivo M, ma in opzione (a 760 euro) può montare l'assetto sportivo adattivo. Ogni Casa automobilistica lo chiama come vuole, ma il principio di funzionamento è lo stesso e per esempio sulla Volkswagen Golf GTD si può ordinare il Dynamic Chassis Control per 1.055 euro.

Adattamento continuo

Allo stesso modo, anche auto diverse come l'Alfa Romeo Mito e la Opel Insigna possono avere rispettivamente l'Alfa Active Suspension (850 euro) e il Flex Ride (860 euro), entrambi sistemi di regolazione continua. Il loro vantaggio è che adattano continuamente la risposta delle sospensioni al manto stradale e allo stile di guida, ottenendo sempre il miglior compromesso tra comfort e tenuta di strada. Ovviamente, potendo permettersi la spesa, è consigliato aggiungerle all'allestimento della propria auto, perché il piacere di guida ne guadagna. Tipiche delle station wagon, invece, sono quelle che una volta si chiamavano “sospensioni posteriori autolivellanti” e che erano in grado di mantenere l'assetto originale dell'auto anche a pieno carico. Se prima erano appannaggio solo di modelli di prestigio, oggi anche una wagon come la Honda Civic Tourer le offre di serie.