Bisogna ammetterlo, nessuno avrebbe mai pensato, nemmeno nei difficili Anni Duemila, che un giorno le sorti di Lancia sarebbero dipese interamente da un’utilitaria, per giunta nata sotto un altro marchio. Eppure, se non fosse stato per lei, quella Ypsilon discendente diretta della Y10 Autobianchi, probabilmente la prestigiosa e storica Casa torinese avrebbe già chiuso i battenti.

Le ragioni del successo di questo piccolo fenomeno, che in questo 2020 festeggia 35 anni, sono tuttora evidenti e forse a sorprendere di più è il fatto che in oltre tre decenni non sia mai apparsa nessuna concorrente capace di misurarsi con lei per appeal e spirito glamour, provando a contenderle quel pubblico femminile che ancora oggi vale il 70% della clientela e che l’ha portata a totalizzare 3 milioni di esemplari e un consolidato secondo posto sul mercato italiano. Ecco come ci è arrivata.

Y10, un taglio netto

L’intuizione che ha dato vista a questa dinastia risale ai primi Anni ’80, Nel panorama delle cittadine mancava un modello che potesse, pur mantenendo misure contenute, rivolgersi ad un pubblico un po’ più esigente e desideroso di avere un’auto di aspetto non banale, pratica ma anche di immagine.

35 anni di Lancia Ypsilon, dalla Y10 ad oggi

La risposta è arrivata dal centro stile Fiat che partendo dal pianale della popolare Panda ha disegnato una vetturetta dalla forma tronca e dallo stile originale, con tocchi di puro estro come il portellone verniciato sempre in nero satinato qualunque fosse il colore della carrozzeria e interni con un grado di finitura superiore. Lanciata nel 1985, ha proposto da subito motorizzazioni brillanti tra le quali ha trovato posto persino una variante Turbo e una con trazione integrale con inserimento elettropneumatico, ben più sofisticata di quella della contemporanea Panda 4x4.

A consacrarla definitivamente come vettura popolare, con un già evidente ammiccamento al pubblico femminile, sono però stati gli allestimenti speciali e le serie limitate, accompagnate da attente campagne pubblicitarie (celebre lo spot “Piace alla gente che piace”, con testimonial del mondo della moda e dello spettacolo), realizzate in collaborazione con celebri griffe di abbigliamento sportivo e non come Fila e Missoni, o con marchi come Martini, fortemente legato a Lancia dall’attività rallystica e ai successi della Delta e dunque dall’indiscutibile fascino.

La prima Y, il cambio di categoria

Dopo 10 anni e oltre un milione di unità prodotte, il modello ha affrontato una duplice crescita: la seconda generazione, fatta esordire nel ’96, è infatti passata definitivamente sotto il marchio Lancia, segnando l’uscita di scena di Autobianchi, cambiando nome in “Y” e basta e salendo anche di categoria visto che la nuova piattaforma su cui è stata sviluppata era quella della Punto, dunque un Segmento B a tutti gli effetti.

Caratterizzata da linee molto differenti rispetto alla Y10, più tondeggianti ed eleganti, è stata però offerta sempre esclusivamente a 3 porte (la Punto si poteva avere anche a 5) e ha introdotto una caratteristica destinata ad accompagnare anche le generazioni successive, vale a dire la strumentazione al centro della plancia.

Tra i motori si sono avvicendati piccoli 4 cilindri di a benzina, 1.1 e 1.4 poi sostituiti dai nuovi 1.242 a 8 e 16 valvole da 60 e 80 CV, mentre tra gli allestimenti hanno debuttato i celebri Elefantino Blu ed Elefantino Rosso, il secondo riservato alla versione più sportiva.

35 anni di Lancia Ypsilon, dalla Y10 ad oggi

La Ypsilon, massima eleganza

Il successivo passaggio generazionale è arrivato nel 2003 in un momento particolare in cui tutto il marchio ha operato un nuovo cambio di immagine, abbandonando le reminiscenze sportive di appena pochi anni prima (lasciate cadere con la fine dell’impegno agonistico) per puntare sulla massima eleganza e ricercatezza.

La base rimaneva la Punto ma prendeva al mosse da quella più nuova, modello-simbolo del centenario Fiat festeggiato nel ’99, anche se stavolta le due cugine non avrebbero potuto essere più diverse: la Ypsilon, ribattezzata ancora una volta passando dalla semplice lettera al nome scritto per esteso-

Era una vera piccola aristocratica, ispirata in più di un dettaglio ai modelli storici che avevano creato la reputazione del marchio, moderna e sofisticata anche nelle scelte tecniche che hanno portato nella sua gamma anche il primo motore turbodiesel Multijet da 1,3 litri in varie versioni e il cambio robotizzato Dualogic (non un granché all’atto pratico ma di gran moda in quegli anni).

Inoltre, esattamente come la Punto con la Idea, ha avuto per così dire una “sorella” monovolume, la Musa. Più “preziosi” anche gli allestimenti, Argento, Oro, Platino e via dicendo, a cui si sono aggiunte le immancabili edizioni speciali (più avanti definite “collezioni”) come la Elle e la Momo Design, l’unica con ambizioni dinamiche ma soprattutto un aspetto vistoso e inconfondibile.

In questo periodo è arrivato anche il nuovo marchio lancia, ridisegnato e ristilizzato, che un giorno si sarebbe ritrovata ad essere l’unica a portare,

L’ultima Ypsilon, cresciuta fuori ma tornata “piccola” dentro

Anche la terza (quarta contando la Y10) generazione della Ypsilon non è arrivata allo scadere dei canonici 6 anni ma un po’ più tardi, nel 2011 in questo caso, dopo vari rinvii durante i quali il modello ha comunque continuato e reggere bene il mercato, ed è stata una piccola rivoluzione:

Apparentemente poteva sembrare un accurato restyling della precedente della quale manteneva le rotondità soprattutto nel posteriore, con però la grande novità delle 5 porte, che la rendevano un po’ più comoda e accessibile malgrado la lunghezza aumentasse di soli 6 cm, restando comunque ben sotto i 3,9 metri.

In realtà il modello era completamento nuovo e tornava a “poggiare” su una piattaforma da citycar, quella della Panda e della 500, con cui avrebbe diviso le motorizzazioni incluse quelle insolite come il bicilindrico TwiAir e quelle alternative, a GPL e a metano identificate dalla dicitura “Ecochic” introdotta in realtà già nel 2009 sul modello precedente per dare anche a queste una connotazione modaiola.

Questa nuova Ypsilon, in produzione ancora oggi, è quella che conferma meglio di tutte la bontà dell’idea e l’azzeccato orientamento verso il pubblico femminile, stuzzicato da una gamma che negli anni, sia prima sia dopo il leggero restyling del 2015, si è rinnovata soprattutto negli allestimenti, con edizioni come Unyca, Mya, Black&Noir e Monogram, tutti caratterizzati nei colori, negli abbinamenti nelle finiture talvolta di ispirazione vintage, e ancora varie testimonial di grido come Elisabetta Canalis e Kasia Smutniak.

Ecco perché pur senza ricevere evoluzioni tecnologiche di rilevo per diversi anni, a parte l’aggiornamento dei motori di pari passo con le “cuginette” Fiat, ha continuato e continua ad essere la seconda auto più venduta in Italia, l’unico mercato su cui il prestigioso marchio torinese sopravvive oggi, e la prima del segmento B in cui ha raccolto il testimone della Punto dopo la sua uscita di scena.

35 anni di Lancia Ypsilon, dalla Y10 ad oggi

Oggi, la Ypsilon festeggia dunque i 35 anni e oltre tre milioni di unità prodotte con una gamma che pochi mesi fa si è arricchita della motorizzazione ibrida, confermando la volontà di restare al passo, e con un’iniziativa social più che mai attuale: intitolata “Ypsilon dreamers”.

E' un invito alle donne che continuano a rappresentare i tre quarti della sua affezionata clientela, a pubblicare sui propri profilo social immagini che immortalano momenti importanti, traguardi personali e professionali raggiunti o sognati sottolineati dall’hastag #ypsilondreamers, che saranno selezionati per creare un video da pubblicare sui canali web di lancia.

Come esempio e ispirazione, la Casa ha scelto la giovane Giulia Carla Bassani, ricercatrice aerospaziale e scrittrice, che sin da piccola ha inseguito con dedizione il sogno di “diventare astronauta”. Mentre per il “suo” futuro, quello della Ypsilon, si torna a parlare di un’erede, forse, perché no, elettrica.

Fotogallery: 35 anni di Lancia Ypsilon, dalla Y10 ad oggi